curiosità stroriche padovane  1°

VIGILIA DEL 1848

Nel 1847 era capo della Polizia austriaca a Padova uno Stefani veneziano, padre di Guglielmo Stefani che a differenza del padre era invece un grande patriota, tanto e vero che l'8 febbraio 1848 venne arrestato. Lo Stefani figlio emigrò poi a Torino dove fondo la famosa «Agenzia Stefani» ed il padre venne traslocato altrove per le idee liberali del figlio. Governava la provincia il Delegato (Prefetto) Piombazzi, uomo ligio all'Austria che lasciò a Padova un triste ricordo di se come acerrimo persecutore di ogni idea di libertà e perché non volle impedire le soperchierie militari del febbraio 1848. Fra i comandanti della città vi era il generale Turn-Taxis religiosissimo ma che pure fece uccidere a Calstelnuovo di Verona numerosi cittadini che si erano rifugiati entro la Chiesa parrocchiale.

Gli studenti dell'Università che furono poi i più vivaci nella rivoluzione del '48 frequentavano i caffè divisi secondo le provincie a cui appartenevano. I lombardi frequentavano il Caffè della Vittoria in Piazza dei Signori (ora negozio di cappellaio) e vicino vi era il Caffè detto del Principe Carlo (ora del Genio) dove andavano gli ufficiali austriaci, e passando gli studenti davanti a questo caffè ridevano e burlavano gli ufficiali, e furono questi scherzi uno dei motivi delle ire militari nel successivo febbraio 1848. Gli studenti di Verona e Vicenza frequentavano il Caffè «Antenore» che era sotto il grande portico vicino alla tomba dello stesso nome, i trevisani e veneziani andavano al Caffè della Posta che stava nell'attuale piazza Garibaldi, quelli di Belluno e Friuli al Caffè S. Daniele ed i pochi tedeschi al Caffè Svizzero in Via Turchia (ora Gorizia) solo pochissimi fra i più ricchi ed aristocratici al Caffè Pedrocchi. Erano gli studenti lombardi più zelanti nel promuovere i moti liberali, e nel loro caffè venne preparato il primo moto che preludiò il grave avvenimento dell'8 febbraio.

Nessuno più fumava, nessuno giocava al lotto e ciò si faceva per recar danno alle finanze del Governo, e gli ufficiali tracotanti si facevano vedere per le vie con due sigari in bocca, magari spenti quelli che non avevano l'abitudine di fumare.
Padova si trovava in questa tensione di spirito quando scoppiarono le rivoluzioni in tutta Italia, ed anch'essa si libero dallo straniero, ma dopo ottanta giorni di libertà ritornò sotto l'aborrito dominio.

 

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Ignazio Sommer (Merzio)